Postato da Roberta
E' ormai accertato che la coltivazione dell'olivo risale almeno a 6.000 anni fa. Proveniente dalla Siria, si diffuse, grazie a popolazioni quali Egizi, Fenici e Greci, dal fronte mediorientale a tutto il bacino del Mediterraneo. Nella penisola italica furono i coloni greci (nel 500 a.C.) che con ogni probabilità piantarono oliveti in quei fertili territori un tempo chiamati Magna Grecia: le coste della Puglia, della Calabria, della Campania e soprattutto quelle della Sicilia. E proprio quest'ultima regione in particolare ha rappresentato una tappa storica fondamentale per lo sviluppo dell'olivicoltura nazionale. Attualmente la Sicilia, con oltre 153mila ettari di superficie olivetata e una produzione di circa 654mila quintali (stime Ismea 1999), rappresenta il 10,3 per cento del totale nazionale, collocandosi al terzo posto dopo la Puglia e la Calabria. Terza a livello nazionale come produzione, ma sicuramente prima realtà emergente dal punto di vista qualitativo degli oli vergini. I continui exploit realizzati da nuove ed emergenti produzioni nei concorsi nazionali e internazionali, testimoniano le notevoli potenzialità di questa incredibile terra ad alta vocazione. Oggi più che mai il settore olivicolo costituisce un comparto di primaria importanza per l'agricoltura di questa regione, (e per buona parte delle sue province), tanto da orientare le istituzioni regionali a richiedere all'Unione europea i riconoscimenti delle Denominazioni di Origine Protetta (Dop). Sei le richieste: "Monti Iblei" (Ragusa, Siracusa e Catania), "Valli Trapanesi" (Trapani) già riconosciute, "Monte Etna" (Catania), "Val di Mazara" (Palermo, Agrigento), "Valdemone" (Messina) e "Valle del Belice" (Trapani) attualmente all'esame della Commissione europea.
da Cucina&Vini