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Nocera Terinese si trova in Calabria nella Provincia di Catanzaro.
Arrivare a Nocera non è difficile data la sua vicinanza alle grandi vie di comunicazione stradali, autostradali, ferroviaria, ed all'aeroporto di Lamezia Terme.
Arrivando a Nocera paese si ha subito l'impatto con l'incantevole paesaggio, sullo sfondo i promontori del Mancuso, in primo piano le case incastrate una con l'altra, addossate alla collina, su tutto emergono i colori e la sontuosità della cupola della chiesa di San Giovanni Battista. In cima alla collina testimone del trascorrere del tempo i ruderi del convento dei cappuccini.
Durante la Settimana Santa a Nocera si rinnovano manifestazioni di origine antichissime, tramandate da un generazione all'altra, seguita e attesa da tutta la popolazione nocerese. In particolare il rito di sangue dei "Vattienti", un atto di fede vissuto in maniera unica e la processione della "Madonna Addolorata".
Mentre si svolge la processione con la statua della Madonna dell'Addolorata, per le vie del paese si aggirono i Vattienti, si battono con un pezzo di sughero che prende il nome di "cardo", nel quale sono collocati, bloccati nella cera, 13 pezzettini di vetro che fuoriescono di pochi millimetri.
I Vattienti hanno la testa avvolta da un panno nero ed una corona che non ha aculei ma à un ramo di "sparaconga", tra le altre cose molto spesso tenero, che viene lavorato in modo tale da formare una corona; indossano un paio di pantaloncini corti per lasciare scoperte le cosce.
Ognuno di loro à allacciato con una cordicella all'Ecce-Homo (un compagno), alla vita un panno rosso che scende fino alle caviglie.
Con gli strumenti penitenziali, detti la rosa e il curdo, formati da tamponi di sughero infissi da pezzi di vetro, i Vattienti si percuotono, con movimenti ritmici, le cosce e i polpacci e poi passano la rosa bagnata del loro sangue sul petto dell'Ecce-Homo.
Girano per le strade mischiati alla processione e quando sono vicini alla statua della Madonna, fanno il segno della croce, si percuotono e versano il loro sangue ai piedi della Vergine.
Il "vattente" indossa una maglietta o camicia (in questi ultimi anni à sorta la tendenza a preferirle nere) ed un pantaloncino corto, anch' esso preferibilmente nero, che alcuni tengono sgambato sulle anche con dei laccetti-tiranti per lasciare molto scoperte le coscie ed agevolare la corsa. Lega poi in testa un largo fazzoletto nero detto "mannile", preso "in prestito" dal copricapo tradizionale delle donne anziane e su esso vi calza una voluminosa corona di "sparacogna". Il mannile , ora elemento puramente simbolico, rivolto più ad attutire il contatto diretto della corona con il corpo, ha avuto nel passato un ruolo ben diverso; di esso si trova traccia già nella seconda metà del secolo scorso, quando veniva tenuto calato sul volto per rendere irriconoscibile l'uffiziante...