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postato da Roberta

Nel bicchiere
Di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, è dotato di profumi fruttati piuttosto intensi, con ananas e banana in netta evidenza, accompagnati da note di mela deliziosa e agrumi maturi. Vaghi sentori floreali completano il ventaglio aromatico. In bocca à caldo, di buona struttura e acidità , equilibrato. In fase retro nasale ripresenta, lungamente, gli aromi percepiti all'olfatto.

Abbinamento e servizio

à© un vino che per la freschezza e i profumi ...

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Nel bicchiere
Colpisce per il suo profumo dolce ed accattivante. Si propone di colore paglierino tenue e con una dote aromatica intensa. In primo piano sono le percezioni fruttate mediterranee ed esotiche. Pesca, albicocca, lieve uva spina, uva passa, mandarino, mandorla fresca, ananas, mango. Si aggiungono nuance floreali di gardenia. Bocca d'impatto rigoroso, in gradevole contrasto con l'olfazione accattivante. Buona struttura, grande freschezza, alcolicità  e morbidezza. Netta nota sapida. Ritorna il fruttato ...

postato da Roberta

Nel bicchiere
Paglierino luminoso con nuance verdoline e unghia platino, al naso risulta fine,
di buona intensità  negli aromi agrumati di pompelmo e cedro, supportati da aromi
di mela, pera e fiori d'acacia, note mellite, mandorla, vaniglia e erbe
aromatiche. La bocca è calda, morbida di grande spalla acida con una nota sapida
e un finale delicatamente e piacevolmente amaricante. Per via retronasale, ai
riconoscimenti del naso si aggiungono percezioni vegetali, di ...

postato da Roberta

Nel bicchiere
Di colore ambra chiaro con nuance arancio e unghia scarica, è tipico al naso nei gradevoli toni di rancio, fusi con aromi di frutta secca, su tutti la noce ed i fichi secchi, poi caramello, note tostate, sentori di biscotti alle mandorle ed una certa sensazione alcolica. Bocca morbida e piuttosto accattivante, dolce, di media struttura e buona acidità , al retrolfatto presenta una suadente aromaticità  di pasta di mandorle e ...

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L'olivo e il suo prezioso prodotto rappresentano uno dei tanti tesori dell'Umbria. Probabilmente l'olivicoltura, fu introdotta nella regione dalle genti Etrusche, e in seguito grazie ai Romani si sviluppò in tutto il territorio. Alcuni scritti dell'epoca raccontano che Plinio il Giovane possedeva in Umbria ben 1.200 ettari di terreni coltivati in parte ad oliveto. Anche nel Medioevo l'olio era molto ricercato: considerato allo stesso tempo alimento e combustibile assicurò per molti anni ...

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La tradizione olivicola toscana si perde nella notte dei tempi. Molteplici ritrovamenti archeologici dimostrano che in questa regione la coltivazione dell'olivo si diffuse soprattutto grazie agli Etruschi che cominciarono a praticarla sin dal VI secolo a.C. In seguito, con la caduta dell'Impero romano l'olivicoltura si ridusse a ben poca cosa e fu solo grazie ai conventi se i grandi oliveti riuscirono a sopravvivere. Nell'epoca comunale, mentre Venezia e Genova si contendevano il ...

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E' ormai accertato che la coltivazione dell'olivo risale almeno a 6.000 anni fa. Proveniente dalla Siria, si diffuse, grazie a popolazioni quali Egizi, Fenici e Greci, dal fronte mediorientale a tutto il bacino del Mediterraneo. Nella penisola italica furono i coloni greci (nel 500 a.C.) che con ogni probabilità  piantarono oliveti in quei fertili territori un tempo chiamati Magna Grecia: le coste della Puglia, della Calabria, della Campania e soprattutto quelle della ...

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L'origine dell'olio in Sardegna ha radici millenarie. Probabilmente la pianta dell'olivo arrivò in quest'isola attraverso le rotte dei navigatori fenici, che qui fondarono numerose colonie commerciali. Anche i Romani contribuirono a dare impulso all'olivicoltura della regione: ne è testimonianza, ad esempio, il nome della zona del Parteolla, a nord di Cagliari, che deriva dalla locuzione romana Partes Olea, ossia "terreno ideale alla coltivazione dell'olivo". à© però durante la dominazione spagnola, iniziata nel ...

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Nonostante sia situato all'estremo nord dell'area più comunemente vocata all'olivicoltura, anche il Friuli Venezia Giulia vanta la presenza secolare degli olivi, grazie soprattutto a condizioni ambientali molto miti, simili a quelle del lago di Garda e delle colline toscane e liguri. La coltivazione dell'olivo in questa regione risale ai tempi della dominazione romana, quando la pianta era presente in tutto l'arco collinare friulano. Con il passare dei secoli, l'olivo fu trascurato a ...

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In Molise la coltivazione dell'olivo e la produzione dell'olio extravergine appartengono a pieno titolo al patrimonio storico e culturale dell'intera regione. Sembra che qui l'olivicoltura sia stata introdotta da un certo Marco Licinio, un agricoltore tosco-sannita nel IV secolo a.C. à© proprio dal suo nome, infatti, che è derivato l'appellativo licinia, dato alla varietà  più pregiata che vegetava nella zona di Venafro e dalla quale discende l'attuale aurina. L'olio proveniente da questa ...