La storia della fiera di San Lazzaro.
Postata da Roberta
Posta allo sbocco in pianura di tre valli (Savena, Zena, Idice) e a cavallo di un'antica strada di grande comunicazione, S. Lazzaro da sempre svolge un'importante funzione di raccordo e mediazione, particolarmente sotto il profilo economico culturale, tra città , campagna, collina e montagna. La via Emilia, sulla quale da due millenni cammina la civiltà , ha contribuito ad evitare l'isolamento culturale della gente di S. Lazzaro, ma di fatto l'ha anche assoggettata alla città , che delle vie di comunicazione deteneva il controllo, ed esposta alle offese degli eserciti di passaggio. La fiera rappresenta, insieme alla banda, un patrimonio comune per tutti i sanlazzaresi.
La voce "Fiera" deriva dal latino feriae (giorni di festa) ed è sinonimo di mercato. La prossimità di certe feste, le scadenze d'uso nei pagamenti e contratti, determinate epoche del ciclo produttivo e ogni sorta di solennità periodica, civile o religiosa, sono sempre state occasioni per tenere fiere o mercati. La fiera peraltro era considerata come un mercato eccezionale, più solenne, con un concorso più numeroso di persone, dove capitava di incontrare gente di altri paesi, di imparare notizie e scambiare esperienze.
La fiera di san Lazzaro ha origini molto antiche, ma alla fine del Settecento l'invasione delle truppe napoleoniche e gli eventi che ne erano seguiti l'avevano fatta cessare; dovette passare parecchio tempo prima che si pensasse di ripristinarla; infatti fu solo nel Consiglio Comunale del 28 aprile 1830 che venne affrontato questo problema. Il verbale della seduta così recita: "Venuto a cognizione questa Magistratura che in passato celebrava una Fiera di Bestiami e Merci in questo Comune, e verificatosi che la medesima à compresa nell'elenco approvato dal Camerlangato, si à dall'Ill.mo Signor Priore proposto l'attivazione della medesima, la quale proposizione à stata approvata con voti bianchi n. 13 e neri 3. Proposto la località e stando alla consuetudine antica, si à proposto il prato dell'Osteria di questo capoluogo. Posto la proposizione a partito à stata approvata con voti bianchi n. 16 e neri nessuno. Proposto l'epoca della celebrazione della Fiera il Consiglio ha disposto di tenerla poco prima, o poco dopo alla Fiera di Funo, semprechà si possa ottenere l'abilitazione dalla Legazione."
Ma sulla data proposta la Legazione non era d'accordo e con lettera del 26 giugno 1830 comunicava al priore che l'epoca della fiera di San Lazzaro era già fissata nell'elenco del Camerlangato ai primi di agosto e "portarla ad altra epoca intralcerebbe di molto la celebrazione di altre fiere nell'indicata epoca". In luglio fu tutto stabilito: la Fiera di San Lazzaro sarebbe stata annuale e si sarebbe tenuta in principio di agosto per la durata di tre giorni. Per intrattenere i convenuti vi erano spettacoli, cantastorie, imbonitori, curiosità e quant'altro faceva di ogni fiera del tempo, oltre che il mezzo per realizzare economicamente il lavoro di un'annata e un'opportunità per rifornirsi di merci che difficilmente si sarebbero potute trovare in altri momenti, anche un'occasione per divertirsi. Infatti le fiere erano anche vere e proprie feste paesane a cui la popolazione interveniva in massa e con l'abito buono. D'altro canto le autorità locali cercavano di favorire la partecipazione di commercianti, mediatori e compratori, sia esentandoli, per il periodo della fiera, dai dazi comunali, sia garantendo la protezione dell'autorità per le controversie, e delle forze armate per i disordini e i briganti.
Ma à tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento che la Fiera di S. Lazzaro divenne importantissima tanto da richiamare compratori, oltre che dai dintorni e dalla vicina Bologna, anche dalla Romagna, dalla Toscana e persino dal napoletano; probabilmente l'apertura della tranvia Bologna-San Lazzaro-Imola avvenuta nel 1885 e lo spostamento del mercato bestiame ad ovest di Bologna (già sito nell'area dell'attuale piazza Trento Trieste) devono aver avuto in parte questa evoluzione. Dopo la seconda guerra mondiale le cose cominciarono a cambiare: San Lazzaro non era più un comune agricolo, il suo capoluogo, sino ad allora composto di poche case disposte lungo la via Emilia, à sconvolto da un'urbanizzazione sempre più rapida e imponente; i manifesti del 1956-57 sono tra gli ultimi ad avvisare il pubblico che la prima domenica di agosto ci sarà "la fiera di merci e bestiame".